Scambio Usa – Ue: non avanzano gli accordi

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11068-ue-usa-ttip-le-richieste-del-peNon pochi inciampi hanno segnato il cammino del Transatlantic Trade and Investment Partnership, il Trip che-se ogni cosa fosse andata per il meglio – avrebbe potuto avere sull’interscambio fra Unione europea e Stati Uniti un effetto moltiplicatore, favorevole soprattutto alla prima (e, dunque, all’Italia).  Nel 2013 l’Unione europea ha esportato verso gli Stati uniti beni per un valore di 110 miliardi di euro, 15 dei quali relativi a prodotti agroalimentari. Viceversa, nello stesso periodo, gli Usa hanno venduto in Europa prodotti per 10 miliardi di euro di cui 800 milioni in Italia. Lo scorso anno l’export di agroalimentare italiano verso gli Stati Uniti ha superato i 3 miliardi di euro, mettendo a segno un incremento del 6,8% rispetto al 2013. Crescita confermata e anzi consolidata quest’anno, con esportazioni che nel primo trimestre (secondo ue_usaFederalimentare) hanno raggiunto gli 857 milioni (+19,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima). Questi numeri mostrano potenzialità enormi che, però, potrebbero essere tarpate.  Pochi giorni fa il Parlamento Europeo ha deciso di rinviare la discussione sul controverso Ttip, mentre dall’altro lato dell’oceano  il Congresso ha negato al presidente Obama , che si è molto speso per incrementare le aree di libero scambio sul Pacifico e sull’Atlantico, un potere negoziale speciale denominato Tpa, la Trade Promotion Authority. Sulla questione degli Ogm e in generale sull’intero settore agroalimentare la maggiore distanza tra i due Paesi.  Ma vale in generale per i sistemi industriali. Con gli Stati Uniti convinti della bontà del modello della multinazionale che costruisce economie di scala enormi, unisce la trasformazione industriale con le piattaforme logistiche globali e preme ora sull’acceleratore della standardizzazione, ora sulla frizione della coerenza con le identità locali: per esempio, McDonald’s, non a caso una delle protagoniste della manifestazione. E con l’Europa che, invece, insiste nell’economia della nicchia e della segmentazione raffinata, fino a indulgere in questo specifico settore nel microcosmo del gusto e della produzione a chilometro zero, alter ego dei campi del lusso estremo delle botteghe artigiane in cui, davvero, è tutto oro ciò che luccica.

fonte: 20150619_RS_IL-SOLE-24-ORE_scambio_usa_ue

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