Due percorsi bike nelle Marche: luoghi della “serenità” e della “scoperta”

Dolci colline con la vista sul mare, vini unici, borghi isolati, abbazie, storie da scoprire: le Marche da assaporare in bicicletta

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Il progetto “Aree rurali bikefriendly”, è un’interessante iniziativa del gruppo Azione Gal Colli Esini San Vicino che intende valorizzare attraverso percorso e-bike, il territorio marchigiano. La finalità turistica del progetto è quella di collegare i paesaggi agrari delle colline del Verdicchio agli elementi di attrazione come, ad esempio, edifici storici, borghi ma anche cantine o centri di degustazione e alle strutture di accoglienza agrituristiche, dove sarà possibile degustare i prodotti tipici legati a questi territori. Gli itinerari principali pensati per essere percorsi con la bicicletta, anche a pedalata assistita, sono principalmente quattro, ognuno dei quali legati alla scoperta di luoghi e paesaggi differenti per consentire di vivere un’esperienza unica nel suo genere. Questi percorsi sono stati tracciati appositamente per far conoscere il territorio marchigiano in tutte le sue sfaccettature: nulla è lasciato al caso, a cominciare dai nomi che li distinguono, che richiamano quello di personaggi appartenenti alla storia e alla cultura della Regione. Ci sembra perciò doveroso spendere alcune parole per elencare questi itinerari, dietro a ciascuno dei quali si celano atmosfere e storie uniche, e approfondire il racconto di alcuni di essi, sia per quanto riguarda i nomi che ad essi sono stati attribuiti, sia per la descrizione del tracciato stesso.

·      Itinerario Carlo Urbani – I luoghi della serenità (Serra S. Quirico, Arcevia, le colline da Montecarotto a Ostra fino a Morro d’alba)  

·      Itinerario Michele Scarponi – I luoghi dell’emozione (dalle pendici del S. Vicino, a Cingoli e castelli di Jesi, a Filottrano e S. Maria Nuova)

·      Itinerario G. Battista Salvi – I luoghi della scoperta (il vasto territorio di Sassoferrato fino a Fabriano)  

·      Itinerario Enrico Mattei- I luoghi della finezza (il matelicese fino a raggiungere Fabriano da sud) 

Il primo tracciato deve il suo nome a Carlo Urbani, medico italiano nato a Castelplanio nel 1956 e diventato simbolo della regione Marche per il suo coraggio e la sua dedizione alla salute pubblica. Fu lui il primo ad individuare e segnalare l’epidemia di SARS all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dove lavorava come epidemiologo ed esperto in malattie infettive. La sua prontezza nel riconoscere la minaccia e nel fornire informazioni vitali ai ricercatori internazionali è stata fondamentale per contenere la diffusione del virus. Purtroppo, Urbani stesso contrasse questa malattia durante il suo lavoro e perse la vita. Un nome quindi che evoca ammirazione e stupore, a cui è doveroso dedicare un percorso così rappresentativo della Regione come quello che attraversa “i luoghi della serenità”.

Questi luoghi rappresentano il cosiddetto “paesaggio marchigiano”, caratterizzato da dolci e quiete colline e dalla presenza di piccoli borghi, o castelli, fortificati che ancora oggi sono abitati e richiamano gli ospiti del Nord Europa alla ricerca di silenzio e tranquillità. Il percorso – partendo dalle alte dorsali appenniniche più interne –  conduce alla scoperta di paesaggi affascinanti e delle dorsali e colline che si dispiegano a nord del fiume Esino, sovrastano il fiume Misa e da sud il fiume Cesano, fino ad arrivare quasi al mare.

Si incontrano i suggestivi borghi più interni, come Serra San Quirico oppure Arcevia coi suoi Castelli, con i loro centri abbarbicati e le mura fortificate. Arcevia stessa, ma anche Piticchio, Loretello, Palazzo,  testimoniano ancora quasi intatti la storia dei secoli passati. Scendendo verso il mare sulla valle dell’Esino troviamo un paesaggio decisamente più inciso, dove i centri urbani si fanno più grandi e vicini: Mergo, Rosora e Castelplanio si affacciano sulla valle mentre Poggio San Marcello, Montecarotto e Serra de Conti si dispongono in senso trasversale fino alla valle del Misa e, poco più distante, Barbara e Castelleone di Suasa, affacciato sul Cesano. Ci troviamo nella terra del Verdicchio dei Castelli di Jesi che da disciplinare comprende un territorio abbastanza ampio ma caratteristico, con gli areali di Arcevia, Belvedere Ostrense, Maiolati Spontini, Mergo, Monte Roberto, Montecarotto, Morro D’alba, San Marcello, San Paolo di Jesi, Serra de Conti, Serra San Quirico, Staffolo, Apiro, Cingoli. Un terreno favorevole e la presenza di sorgenti d’acqua sono il connubio perfetto per la creazione di uno dei vini migliori al mondo: nel 2022 un vino di questa zona, prodotto dalla Cantina Bucci di Ostra Vetere  è stato insignito del titolo di miglior bianco al mondo.

Scendendo verso il mare in un attimo siamo a Morro d’Alba, immersi nel cuore del vino Lacrima e circondati da mura. Questa è la volta del vino rosso, un rosso particolare, con un intenso profumo fruttato che risente della vicinanza del mare. In questi territori numerose sono le cantine dove poter assaporare questa unicità e scoprire a fondo la sua storia e tradizione. Parlando invece di un altro tesoro di questa terra, l’olio,  basta spostarsi nella vicina Monte san Vito, città dell’olio, più volte premiata per la qualità della produzione. Insomma, questo percorso si snoda attraverso paesaggi caratterizzati da una perfetta armonia tra storia e tradizione, dove il tempo sembra passare lentamente e dove la serenità attraversa l’anima dei visitatori e li spinge a ritornare.

Se vi abbiamo cullato un po’ con il racconto di questo primo itinerario che si dispiega tra dolci colline, è giunta l’ora di risvegliare gli animi: è la volta infatti del percorso individuato con il nome di “luoghi della scoperta”. Anche questi luoghi pittoreschi e ricchi di cultura, tanto che, questo itinerario prende il nome da Gian Battista Salvi, noto pittore nato nel 1609 nella piccola città di Sassoferrato, nelle Marche. Apprende l’arte della pittura da suo padre, Tarquinio Salvi, e le sue tracce, sono visibili ancora oggi, nella chiesa di San Francesco, situata proprio a Sassoferrato, tappa fondamentale di questo itinerario “della scoperta”. Qui l’arte moderna incontra la pittura del 400 e incisioni, tradizioni popolari e archeologia la rendono un posto magico da scoprire ed esplorare. Il territorio circostante alla città di Sassoferrato appare ricco di ambienti e storie diversi. Numerosi sono i piccoli borghi dispersi, con pochi nuclei abitati. Siamo più all’interno, verso l’Appennino. Qui il paesaggio agricolo è più scarso di vigneti e  oliveti, più frequenti sono invece i pascoli che ospitano bovini e ovini. Particolari sono le numerose abbazie, costruite dai monaci e nate come un reticolo per ospitare e riparare i viandanti che si recavano a Roma e  che si stagliano ancora oggi lungo il percorso, come l’Abbazia di Santa Croce. Il senso della scoperta ci accompagna poi a Fabriano, inaspettata città d’arte, al bel castello di Genga e nelle viscere della terra, alle magiche grotte di Frasassi.

Sassoferrato – Ph Franco Brescini

LACRIMA DI MORRO D’ALBA 

Due parole per raccontare un vino da degustare assolutamente in una tappa del percorso Carlo Urbani: Il Lacrima di Morro d’alba è un vino DOC marchigiano prodotto unicamente in questa parte della Provincia di Ancona. Ha un colore rosso rubino molto intenso dato dall’uva nera locale, chiamata appunto Lacrima. L’odore è aromatico e intenso e il gusto fresco e fruttato: è un vino corposo, ma particolarmente morbido e quasi delicato. Il suo nome caratteristico, alquanto particolare, ha un’origine molto antica e deriva dal tratto distintivo del vitigno Lacrima di emettere goccioline di succo dagli acini maturi, che avendo una buccia particolarmente delicata, sono soggetti a spaccature quando soprattutto in fasi avanzate di maturazione. Queste piccole gocce, simili a delle lacrime, conferiscono il nome a questo tipico vino. La produzione di questo vino avviene nelle colline marchigiane, caratterizzati da terreni particolari, che risentono dell’influenza del mare come Morro d’Alba, Monte San Vito, San Marcello, Belvedere Ostrense, Ostra e Senigallia. Nella versione Superiore spesso l’uva, prima di essere vinificata, viene leggermente passita per circa due o tre giorni. Infine, quando l’uva viene sottoposta ad un processo di disidratazione che conferirà poi al vino la dolcezza e quel tipico sapore strutturato e armonico, ne avremo la versione passita.

I vigneti di Lacrima a Morro D’Alba

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