Leonardo Da Vinci, i Codici, la cucina, e i “pasticci”……

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Ciò che noi conosciamo di Leonardo Da Vinci lo conosciamo dalle sue opere, esempi unici e sublimi di pittura del Rinascimento italiano, ma anche dai suoi scritti e dai suoi disegni.

Leonardo Da Vinci infatti durante la sua vita scrisse moltissimi appunti, che affidò poi al suo allievo e collaboratore Francesco Melzi.

Dopo la morte di Melzi i manoscritti finirono allo scultore Pompeo Leoni, che li suddivise in modo da renderli più facilmente commerciabili.

Oggi la più famosa collezione di suoi manoscritti è il Codice Atlantico, conservato alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, ma nel 1966-67 a Madrid sono emersi due manoscritti che gli sono stati attributi.

Sono circa 16.000 pagine per 8.000 fogli di appunti, con migliaia di disegni, le pagine giunte fino a noi, ma si pensa che ci possano essere anche molti altri scritti.

I codici sono stati raccolti in gran parte nel XVII secolo da Galeazzo Arconati, conte milanese, e furono dati in donazione alla Biblioteca Ambrosiana di Milano.
Nel 1796, con l’occupazione di Milano da parte dell’esercito del generale repubblicano Napoleone Bonaparte, i codici di Leonardo furono trasferiti a Parigi. Dopo la caduta di Napoleone, tornò a Milano soltanto il Codice Atlantico. In parte rimasero all’Institut de France, ma vi sono codici in Inghilterra, in Spagna e nella collezione privata di Bill Gates, che nel 1994 si è aggiudicato l’asta del Codice Leicester, conosciuto anche come Codice Hammer, per circa trenta milioni di dollari.

Si sa che negli scritti di Leonardo vi erano il Trattato della Pittura e documenti, appunti, schizzi e disegni riguardanti le molteplici discipline nelle quali il genio da Vinci si è cimentato, come le varie branche della fisica, la matematica, la geometria, l’architettura, l’anatomia, la zoologia, la geologia, l’astronomia, l’aerodinamica e le arti militari…

Di Leonardo Da Vinci scrissero poi suoi contemporanei e successori, come ad esempio il Vasari, importante fonte storica per la lettura del lavoro e della vita del maestro, di cui evidenzia la grandezza e talvolta la ricerca e sperimentazione fin quasi ossessiva e dispersiva. Molto si è scritto e detto, nel corso dei secoli, attorno alla figura di Leonardo. Il celebre pisicoanalista Freud, ad esempio, grazie ad un’erronea interpretazione degli scritti in cui Leonardo narrava di un sogno, gli attribuì una presunta omosessualità.

Leonardo si occupò di moltissime discipline, convinto com’era che tutto fosse collegato, gli uomini, la natura, l’universo e che fosse tutto governato da un’unica legge, che egli ricercò incessantemente, con attenzione, umiltà e curiosità. Fu quindi uno studioso appassionato di ogni cosa, in cui cercava la regola che unisse l’intero universo.

Nato dalla relazione tra un notaio e una popolana, sono incerte le documentazioni sulla prima fase della sua crescita e sulla data in cui entra nella bottega di pittura del Verrocchio.

Forse anche per questo e per la sua curiosità e attenzione ad ogni aspetto della natura e della vita, si è alimentata la fama che lo vuole anche appassionato di cucina e redattore tra l’altro di un codice di ricette, il Codex Romanoff, una sorta di quaderno degli appunti di cucina del Maestro, un piccolo compendio di ricette, annotazioni di galateo a tavola, e di regole igieniche. Il testo non è di certissima attribuzione, anche perché mancano notizie storiche sul percorso di queste carte, trovate all’Hermitage come copia che un certo Pasquale Pisapia sostiene aver tratto da un manoscritto originale di Leonardo. Tutti i particolari possono lasciar pensare che il testo sia davvero del Maestro o almeno così ritengono i due autori inglesi – Shelagh e Jonathan Routh – che pubblicarono nel 1987 il libro “Note di cucina di Leonardo da Vinci”. Esce invece nel 2006 “Da Vinci’s Kitchen: A Secret History of Italian Cuisine” di Dave Dewitt, sulla cucina rinascimentale italiana.

Pare che siano di Leonardo una ricetta dell’acqua di rose, un infuso di limoni e petali di rose e la ricetta della zuppa di cipolle e la leggenda lo vede gestore dell’osteria “Le Tre Rane” ai piedi di Ponte Vecchio, con Sandro Botticelli e poi cerimoniere, organizzatore di banchetti, cultore e coltivatore di erbe medicinali e di spezie culinarie. Di certo è che in occasione dell’Expo 2015 è stata resa visitabile la Vigna di Leonardo, che il maestro ricevette in dono dal duca  Ludovico Sforza e che i genetisti sono riusciti a far rivivere.

Leonardo Da Vinci “fu cuoco, maestro di cerimonie e gourmet” anche per Mario Pappagallo, autore di ‘Il genio in cucina. Leonardo, la leggenda del Codice Romanoff e le tavole dei signori’ del 2019 e sempre lo stesso anno viene pubblicato “La cucina di Leonardo da Vinci. Scenografie, invenzioni e ricette al tempo del Rinascimento”di Sandro Masci.

A 500 anni dalla morte di Leonardo, avvenuta il 2 maggio 1519, esce anche il libro “I pasticci di Leonardo”.

Per Simona Bertocchi, autrice di libri storici e del testo in questione, Leonardo, esploratore in tutto, era un grande appassionato di pasticceria, dove introduce la canna da zucchero e impara a congelare le sostanze grasse cercando di trattenere il freddo del ghiaccio con panni di lana e sale. Un Leonardo non solo ingegnere, astrofisico e pittore, ma che di sé scriveva ” faccio torte che non hanno eguali”.

Nel libro emerge dunque un Leonardo che, da sperimentatore e ricercatore attento e curioso, crea per le sue corti dei dolci eccezionali utilizzando e miscelando gli ingredienti del suo tempo, un tempo in cui non era ancora conosciuta in Europa la cioccolata ma c’erano la frutta, le spezie, la lavanda.

Il libro l’autrice immagina quindi di legare la pasticceria alla straordinaria vita di Leonardo Da Vinci, a cominciare dalla tenera età e attraverso un romanzo, con ogni capitolo in cui si assiste alla creazione di un dolce per ogni periodo della sua esistenza, a partire – come ci dice l’autrice stessa- “dall’infanzia solitaria e ribelle; la scena fiorentina e l’amicizia con il Magnifico; il periodo costruttivo alla corte degli Sforza; la realizzazione dell’Ultima Cena; il legame travagliato con l’allievo Salaì; i mesi di rinascita vissuti a Venezia; il sorriso eterno ed emblematico di Monna Lisa; fino alla sua morte in Francia”.

Il libro “I pasticci di Leonardo” trova il sostegno della Fugar, che si appassiona al progetto e realizza le nove ricette di altrettante torte dalla forma ricca di suggestioni, e dalla cui ricerca nasce una linea di prodotti per gelateria e pasticceria ispirata alle ricette di Leonardo da Vinci, tratte dall’omonimo libro di Simona Bertocchi, che mescolano abilmente arancia, melograno, curcuma, datteri, sambuco, mirtilli, lavanda, crumble di mela, peperoncino….

Cosi il libro e il gelato se ne vanno in giro per l’Italia e il mondo, a partire dalla presentazione al Salone del libro di Torino, per fiere, scuole e persino nel Cenacolo a Milano, cercando di dare un percorso sensoriale al libro e viceversa.

Anche la Fugar del resto non è nuova alle sperimentazioni, dal gelato Halal alla linea Olvi, la la linea di prodotti per gelateria a base di olio d’oliva e completamente biologica. Assolutamente gustosa soprattutto per le ricette di gelato di frutta, contenente esclusivamente proteine vegetali, fibra, farine di carruba e il gusto gelato.

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