DOP, IGP E IGT italiane: in 5 in attesa di giudizio

Parliamo di “Pomodoro Pelato di Napoli” IGP, ”Olio Campania” IGP, vino “Emilia-Romagna” DOP, “Ciliegia di Bracigliano” IGP e “Castagna di Roccamonfina” IGP

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L’Italia è il paese con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall’Unione europea: sono 315, infatti, i prodotti a marchio Dop, Igp e Igt nel Belpaese, mentre sono 526 i vini Docg, Doc e Igt. 

Il bilancio potrebbe aumentare ulteriormente, dato che sono in corso le valutazioni tecniche comunitarie per il riconoscimento di ben 5 denominazioni. Si tratta del “Pomodoro Pelato di Napoli” come IGP, dell’”Olio Campania” IGP, del vino “Emilia-Romagna” Dop, della “Ciliegia di Bracigliano” IGP e della “Castagna di Roccamonfina” IGP. E’ curioso notare come di queste richieste ben 4 provengono dalla regione Campania, ad eccezione ovviamente del vino emiliano-romagnolo. 

Pomodoro Pelato di Napoli

La proposta del riconoscimento della denominazione IGP al “Pomodoro Pelato di Napoli” è stata presentata dall’ANICAV (Associazione dei trasformatori conservieri) e risulta protocollata sul portale eAmbrosia dell’Unione Europea il 4 agosto 2021, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n° 62 del 13 marzo 2021 a cura del Ministero per le Politiche Agricole[1].

La registrazione del marchio IGP, come riferisce Qualivita, vuole tutelare il segmento produttivo del “pelato”, essendo una tipologia di prodotto esclusiva del Mezzogiorno, comprendendo, in un’unica denominazione, l’intera produzione di pelati del distretto meridionale del pomodoro.  

Prodotto nell’Agro Sarnese-Nocerino e raccolto nella Terra di Lavoro e nella piana di Paestum, tra le provincie di Napoli, Salerno e Caserta, per “Pomodoro Pelato di Napoli” su intendono le bacche di pomodori riconducibili agli ecotipi San Marzano ma di forma genericamente allungata. Sono sottoposti a spellatura (rigorosamente interi) per scottatura in acqua bollente, per poi essere posti in scatole di banda stagnata insieme al succo di pomodoro[2].

Non tutti, però, sono d’accordo sul riconoscimento di questa denominazione. La Regione Puglia, infatti, si è opposta alla richiesta di riconoscimento Igp del “Pomodoro Pelato di Napoli”, poiché nel Foggiano si concentra il 90% della produzione del pomodoro lungo a livello nazionale. [3]

La Puglia si aveva già obiettato nel 2017, ma quest’anno i promotori del “Pomodoro Pelato di Napoli”, nel lungo iter per il riconoscimento della denominazione, sono riusciti a bypassare causa pandemia il passaggio della riunione di pubblico accertamento con le Regioni e le Province Autonome, ultimo step prima della notifica dell’Unione Europea, arrivata in agosto[4]Ora i tecnici comunitari avranno quattro mesi (sei dalla notifica di agosto) per valutare se il “Pomodoro Pelato di Napoli” sia meritevole della denominazione IGP.

Olio Campania

L’”Olio Campania” ha iniziato l’iter per il riconoscimento dell’IGP il 23 marzo 2021, con la pubblicazione n° 71 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, promossa dal Ministero delle Politiche Agricole. Il portale eAmbrosia dell’Unione Europea ha notificato la richiesta lo scorso 4 agosto. 

Si tratta di un olio extravergine di oliva che dev’essere ottenuto dalle varietà Asprinia, Caiazzana, Carpellese, Frantoio, Leccino, Leccio del Corno, Marinese, Minucciola, Nostrale, Ogliarola campana, Ortice, Ortolana, Pisciottana, Racioppella, Ravece, Rotondella, Salella, Sessana e Tonda. Altre varietà possono concorrere fino al 15%. 

Presenta un fruttato di oliva di intensità medio-alta, caratterizzato dalla presenza di sentori aromatici riconducibili principalmente a «mandorla», «pomodoro» e «carciofo» presenti, da soli o isolati, con intensità variabile, in funzione della composizione varietale e delle variabili agronomiche e tecnologiche adottate. La componente aromatica, inoltre, è accompagnata da una percezione di «amaro» e «piccante»[5].

Come spiegato dall’assessore all’agricoltura della Regione Campania, Nicola Caputo, il riconoscimento IGP per l’”Olio Campania” vuole essere uno strumento di valorizzazione della produzione. La Campania, infatti, è la quarta regione olivicola italiana per quantità di olio prodotto: basta pensare che nel 2010 la produzione di olive in Campania ha raggiunto i 2,5 milioni di quintali (il 7,5 % della produzione). Caputo sottolinea anche come un marchio di tutela ampio, con una denominazione geografica nota, dia l’opportunità ai produttori di avere una maggiore visibilità e istintività al prodotto[6] .

Vino “Emilia-Romagna” Pignoletto 

Il riconoscimento della denominazione d’origine protetta (DOP) dei vini “Emilia-Romagna” è stato proposto nella serie ufficiale n°3 della Gazzetta Ufficiale del 5 gennaio 2021. L’Unione Europea ha ratificato il disciplinare il 28 aprile 2021, quindi alla fine del mese di ottobre dovrebbe arrivare la valutazione ufficiale dei tecnici comunitari. 

Già denominazione di origine controllata (DOC), i vini “Emilia-Romagna” si riferiscono alle tipologie Pignoletto, Pignoletto frizzante, Pignoletto spumante, Pignoletto passito e Pignoletto vendemmia tardiva. Devono essere ottenuti da uve provenienti dal vitigno Pignoletto, appunto, per almeno l’85%. Il restante 15% può essere composto da vitigni a bacca di coloro analogo idonei alla coltivazione nella regione Emilia-Romagna, le uve dei vitigni Pinot nero e/o Pinot Grigio vinificate in bianco. 

L’”Emilia-Romagna” Pignoletto, dal colore giallo paglierino talvolta con riflessi verdognoli, all’olfatto si presenta floreale e fine, mentre al gusto varia dal secco all’abboccato, con note fruttate, armoniche e leggermente amarognole. 

La zona di produzione del vino “Emilia-Romagna” comprende i comuni della città metropolitana di Bologna (tra cui il capoluogo, Budrio, Casalecchio di Reno, Castel San Pietro Terme, Imola, Medicino, San Giovanni in Persiceto, San Lazzaro di Savena),

della provincia di Modena (si possono citare Carpi, Finale Emilia, Fiorano Modenese, Formigine, Maranello, Mirandola, Modena, Nonantola, Sassuolo, Zocca) e della provincia di Ravenna (solo Faenza, Brisighella, Riolo Terme e Castel Bolognese).

La produzione massima di uva per ettaro di vigneti in coltura specializzata, destinati alla produzione dei vini con la denominazione di origine controllata “Emilia-Romagna”, non deve essere superiore a 21 tonnellate ad ettaro, mentre il titolo alcolometrico volumico naturale deve essere del 9% vol[7].

Ciliegia di Bracigliano

Ancora una volta è la Regione Campania a proporre nuove denominazioni IGP. Nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana nr. 14 del 19 gennaio 2021, infatti, è stato avviao l’iter per il riconoscimento della “Ciliegia di Bracigliano” IGP. La notifica “applied” dell’Ue è arrivata il successivo 31 marzo.

La “Ciliegia di Bracigliano” è prodotta nella Valle dell’Irnonell’omonimo comune in provincia di Salerno dove è più diffusa. Appartiene alla varietà locale “Spernocchia”, matura intorno alla seconda decade di giugno e presenta i frutti di colore rosso vivo, tendente allo scuro, con una polpa succosa e dolce[8].

Secondo quanto definito dal disciplinare pubblicato in Gazzetta Ufficiale, la “Ciliegia di Bracigliano” deve avere una buccia color brillante dal rosso scuro all’amaranto, una polpa dal rosso vivo al rosso intenso (consistenza elevata semi-aderente al nocciolo), deve essere un frutto medio grosso (minimo 20 mm) ed avere un nocciolo medio o un peduncolo di lunghezza da corta a media. La forma della “Ciliegia di Bracigliano” deve essere cordiforme, allungata o schiacciata, mentre deve resistere ottimamente alle manipolazioni. Si caratterizza, inoltre, per una polpa consistente, mediamente succosa, dal sapore dolce acidulo fruttato, delicato e gradevole[9].

Castagna di Roccamonfina

La prima richiesta notificata quest’anno, infine, riguarda la “Castagna di Roccamonfina”. Il riconoscimento è arrivato sulla Gazzetta Ufficiale, nella serie n° 3 del 5 gennaio 2021, per poi essere inserita in eAmbrosia dell’Ue il 16 marzo 2021.

Sull’argomento è interessante leggere un articolo del prof. Giovanni Cosenza nel sito della Gazzetta del Gusto (clicca qui), che si cercherà di sintetizzare qui. La “Castagna di Roccamonfina” deve il suo nome al paese di Roccamonfina, in provincia di Caserta, all’interno del cratere dell’omonimo vulcano sulle pendici del Monte Santa Croce, che fa parte del Parco regionale di Roccamonfina e Foce del Garigliano. 

Nella zona ci sono numerosi castagneti e la relativa produzione risalirebbe addirittura al XV secolo,quando si narra che giunsero a Roccamonfina i Frati Francescani guidati da San Bernardino da Siena e da San Giacomo della Marca, i quali, a seguito del ritrovamento di una statua della Vergine Maria, decisero di costruire il Santuario dei Lattani: lì vi piantarono un seme di castagno e dal suo germoglio diedero origine a un bosco che si può ammirare ancora oggi. 

La “Castagna di Roccamonfina IGP” si raccoglie da ottobre a dicembre. Vengono conservati solo i frutti caduti dai rami giacenti sotto l’albero, perché quelle ancora attaccate sono ritenute acerbe ed inadatte ad essere consumate. In ogni riccio, generalmente, ci sono tre frutti. Appena raccolte, le castagne sono selezionate, eliminando quelle marce per trattenere solamente i frutti di colore uniforme, sodi e senza difetti. 

La “Tempestiva” è la tipologia più diffusa di castagna, dato che è la prima a maturare ad inizio dell’autunno ed è la più usata per preparare le caldarroste. Altre varietà coltivate a Roccamonfina sono la Napoletana, la Paccuta, la Verdosca, la Marzatica, la Mercogliana, la Pezzutella, la Mirannella, la Lata, la G.Ionta o Ionta, la Rossolella e la San Pietro. 

Oltre al comune che gli dà il nome, la “Castagna di Roccamonfina” è prodotta anche nei comuni casertani di Caianello, Conca della Campania, Galluccio, Marzano Appio, Sessa Arunica, Teano, Tora e Piccilli[10].


[1] https://www.qualivita.it/news/pubblicata-sulla-guri-la-proposta-di-riconoscimento-del-pomodoro-pelato-di-napoli-igp/

[2] http://www.agricoltura.regione.campania.it/tipici/tradizionali/pomodoro-pelato.html

[3] https://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/prodotti_tipici/2021/03/18/riconoscimento-pomodoro-napoli-igp-puglia-si-oppone_a9ce34b9-e608-430b-93bf-c94ba4a29ad6.html

[4] https://www.foggiatoday.it/economia/pomodoro-pelato-napoli-igp-produzione-foggia-domanda-registrazione-commissione-europea.html

[5] https://www.disciplinare.it/olio-campania-igp-richiesta-di-riconoscimento.html

[6] http://www.agricoltura.regione.campania.it/comunicati/comunicato_24-03-21.html

[7]https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/16510#:~:text=Emilia%20Romagna%20DOP%20(DOC)%20-%20Proposta%20di%20disciplinare%20-%20Pubblicazione%20nella%20G.U.%20del%205%20gennaio%202021%20(190.74%20KB)

[8] http://www.agricoltura.regione.campania.it/tipici/tradizionali/ciliegia-bracigliano.html

[9] https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2021/01/19/14/sg/pdf

[10] https://www.gazzettadelgusto.it/prodotti/castagna-di-roccamonfina-diventa-igp/

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