Enoturismo delle Marche: dalla Vigna alla Tavola fa tappa al Bistrot Fago di Ancona
Il progetto “Enoturismo delle Marche: dalla Vigna alla Tavola” è un’iniziativa che vede l’incontro dei prodotti tipici marchigiani con le cantine della zona sui tavoli di diversi locali nostrani. Il 29 maggio si è svolto l’evento al Bistrot Fago di Ancona, che si trova a Piazza del Plebiscito (comunemente chiamata Piazza del Papa dagli anconetani), la quale è un luogo tipico di riunione per giovani e universitarie offre una scenografia di grande fascino e ricca di storia ai diversi locali per la vita notturna che la animano.
Il menù proposto, accompagnato dalla sommelier Giovanna Tomassoni, vedeva un tagliere rustico e crescia con verdure ripassate in padella come antipasto in abbinamento con MUSA Colognola Spumante Brut Verdicchio di Jesi Doc, gnocchetti di patate con gamberetti, vongole e zucchine in abbinamento con Calcare Marche Sauvignon IGT Cantina Conte Leopardi – il Conte Leopardi è stato tra i primi ad introdurre il sauvignon nelle Marche, in particolare nel territorio del Monte Conero – e infine il secondo con stoccafisso all’Anconetana in abbinamento con Rosso Conero DOC Classico Cantina Lanari.
Ecco qualche curiosità su alcuni dei piatti tipici proposti durante la degustazione:
Antipasto: la crescia
L’antipasto si caratterizza per la presenza della crescia, un tipo di focaccia tipico delle Marche. Si differenzia nelle varie province, ma in questo caso parliamo di crescia anconetana. Qui si prepara con la stessa pasta del pane ed è in genere cotta alla griglia o sotto la brace, in versione più tradizionale. Si mangia di solito sa’ le foje, cioè con erbe di campo, ma la si può accostare anche a salumi come lonza, salame e prosciutto come in questo evento. Una variante fatta con gli avanzi della polenta ripassati sulla piastra è chiamata cresciola nelle zone di Jesi e Osimo.
Il tutto è stato accompagnato dal MUSA Colognola Spumante Brut Verdicchio di Jesi Doc. Questo spumante è ottenuto mediante metodo classico con la presa di spuma e affinamento in bottiglia di 12 mesi ed è stato premiato miglior bollicina secondo Autochtona Award & Tasting Lagrein 2020.
Stoccafisso all’Anconitana
Per secondo è stato presentato lo stoccafisso all’Anconitana, piatto tipico proprio di Ancona con una lunga storia alle sue spalle.
Nel 1431 il commerciante veneziano Pietro Querini salpò dal porto di Creta verso le Fiandre per scaricare del vino. Nel viaggio di ritorno, a causa di una burrasca, l’imbarcazione andò alla deriva e si arenò sulle isole Lofoten, al largo delle coste norvegesi. I commercianti rimasero presso quella popolazione fino all’arrivo della primavera ed ebbero il tempo di scoprire lo stoccafisso, i metodi di essiccazione e di cottura usati in quei luoghi. In seguito tornarono a Venezia portandosi via quello che era una novità assoluta per l’Italia dell’epoca.
In poco tempo lo stoccafisso conquistò le cambuse delle navi e diventò il cibo apprezzato nelle tante osterie delle coste del Mediterraneo, compresa Ancona. Le navi di Ancona che si spingevano fino alle città anseatiche e non di rado ai porti norvegesi, da quel momento, per evitare di fare il viaggio di ritorno senza carico, iniziarono a trasportare grandi quantità di stoccafisso, soprattutto dalle Lofoten. Nel 1997 è stata fondata a Portonovo l’Accademia dello Stoccafisso all’Anconitana per preservare la tradizione del suo metodo di produzione.
Ed ecco la ricetta dello Stoccafisso all’anconitana, piatto gustoso, molto amato in queste zone e che non manca mai nei menù delle feste tradizionali di Natale e Pasqua.
Innanzitutto lo stoccafisso viene fatto sgocciolare e tagliato in pezzi di media grandezza per poi essere coperto a filo di latte e lasciato marinare per 2-3 ore. In seguito va preparato un battuto con la cipolla, l’aglio, il prezzemolo, il rosmarino e le acciughe dissalate e private della lisca. Sulla griglia va messo il primo strato di stoccafisso con la pelle verso il basso, che viene saporito versando olio aromatizzato, pomodorini, olive e un po’ di sale e pepe, per poi aggiungere le patate pelate e vino. Infine viene posto il recipiente sul fuoco vivace per 20 minuti e poi a fiamma bassa per circa 3 ore.