Carciofo Precoce di Jesi

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Conferenza “La rappresentazione del cibo nell’arte”a cura della Prof. Anna Pia Giansanti

Il carciofo precoce di Jesi è una delle produzioni tipiche marchigiane . Lo distinguono, oltre alle specificità della zona di produzione, le caratteristiche quali il colore, che mescola diverse tonalità di verde a varie sfumature di viola, le dimensioni contenute, e la raccolta precoce, che solitamente inizia a marzo.

 

CARCIOFIAMO è la manifestazione che la Condotta Slow Food dei Castelli Jesi ha organizzato per celebrare il legame tra un’eccellenza della tavola come il Carciofo Precoce di Jesi e il proprio territorio, il 23 e 24 aprile 2016.

La manifestazione dal titolo “Carciofiamo, la Storia d’Amore tra Sapori Genuini e Territorio” ha visto al centro il carciofo precoce di Jesi e un convegno dal titolo  “Il carciofo come risorsa: agricola, alimentare, salutistica”

Durante le due giornate si sono organizzati nei luoghi più rappresentativi della cittadina che ha dato i natali a Federico II, workshop, conferenze  e laboratori, mentre ristoranti, bar ed enoteche hanno servito per l’occasione menu speciali tematici

Uno dei momenti della manifestazione, con la presenza di Luca Celli, segretario della Condotta Slow Food di Jesi'
Uno dei momenti della manifestazione, a destra, il segretario della Condotta Slow Food di Jesi Luca Celli

Durante l’evento Slow Food il carciofo precoce di Jesi è stato infatti presentato in diversi piatti. Ingrediente base di diverse proposte – dall’antipasto, al condimento per accompagnare i primi, fino al dolce – e in combinazioni inedite: lo si è potuto così assaggiare nel gelato e in preparazioni a base di cioccolato.

Nel programma completo dell’evento (www.carciofiamo.com) anche laboratori sull’olio marchigiano e sul miele e  la conferenza  su “La rappresentazione del cibo nell’arte”a cura della prof. Anna Pia Giansanti

Il territorio di produzione del carciofo violetto precoce di Jesi si trova nella provincia di Ancona ed in particolare nei territori dei comuni di Jesi, Monsano, San Marcello, Belvedere Ostrense, Morro d’Alba, San Paolo di Jesi, Monte San Vito.

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Si ha testimonianza della sua coltivazione già nel 700 ed è un prodotto ricompreso nella lista dei prodotti PAT della regione Marche – insieme ad altre primizie tra cui il carciofo di Montelupone, che si raccoglie tra aprile e maggio e alla cui coltivazione tradizionale si fanno risalire festeggiamenti dedicati già nel 1440.

Dal 2015, il carciofo di Montelupone è diventato presidio Slow Food, portando a 7 i presidi delle Marche( vedi: i Presidi Slowfood delle Marche)2016-04-25 06_53_17-Tradizioni_RegioneOK.pdf

Oggi nel territorio marchigiano si considerano autoctone e sono coltivate prevalentemente tre varietà di carciofi (Fonte Agrimarche)

I produttori del carciofo precoce di Jesi si sono associati dandosi la regola di attenersi ad una coltivazione biologica. Anche la distribuzione è stata organizzata, attraverso il Cipo, per tutelarne e valorizzarne la produzione

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Presentazione presso la Fondazione Cassa di Rispamio di Jesi

Il carciofo precoce di Jesi è di dimensioni contenute, raggiunge al massimo i 30 cm di altezza, ed è un prodotto da consumo fresco. L’industria alimentare lo utilizza per la preparazione di carciofini surgelati, carciofini in salamoia, carciofini sott’olio.

I carciofi non solo sono gustosi, ma sono anche fonte di fibre, calcio, fosforo, ferro e potassio e hanno pochissime calorie.

Tra le ricette legate al territorio e immancabili sulle tavole locali ricordiamo i carciofi in casseruola, un tipico contorno marchigiano.

I carciofi i casseruola sono una semplice preparazione molto tradizionale, nella quale nei carciofi puliti e passati in acqua e limone, vengono inseriti prezzemolo, aglio tritato e spesso anche pane grattugiato.

I carciofi vengono poi posti l’uno vicino all’altro in una casseruola e cotti lentamente con un pò di brodo e con l’aggiunta di mezzo bicchiere di vino bianco.

La filosofia del movimento Slow Food sostiene che “non c’è qualità se non c’è rispetto per l’ambiente e se non si adottano pratiche agricole, zootecniche, di trasformazione, di commercializzazione e di consumo sostenibili”.

Sabato 16 aprile lo Slow Food Day – giunto alla sesta edizione – con lo slogan “Voler bene alla terra” ha segnato l’inizio delle celebrazioni per i 30 anni dell’associazione della Chiocciola in Italia.

Carlo Petrini che nel 1996 apre il primo numero della rivista, racconta che scegliere la Chiocciola a simbolo di Slow Foodun mollusco dall’aspetto arcaico, dall’aria preistorica, significava voler invertire la marcia dei tempi, voler correggere alcuni vizi del presente e del futuro”.

Con il progetto Arca del Gusto si sono catalogati prodotti e specie a rischio di estinzione e con l’obiettivo di valorizzare biodiversità, saperi e produzioni locali si sono creati i Presidi Slow Food.

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