Testimonianze della pratica dell’allevamento dei pesci da parte dell’uomo ci giungono già dallo studio della civiltà egizia. L’acquacoltura è la produzione di organismi acquatici, realizzata in acque marine (maricoltura), dolci, salmastre. L’acquacoltura si distingue in: estensiva, intensiva, semi-estensiva.
Si è parlato di itticoltura durante il convegno “Biologico dal campo alla tavola: innovazione ricerca nelle Marche” tenutosi il 5 maggio scorso e organizzato da Cluster Agrifood Marche con la collaborazione di Fondazione Cluster Marche, tutti gli Atenei e i principali Enti di ricerca del territorio. Durante il webinar, incentrato sul ruolo della ricerca nel comparto agroalimentare bio regionale e sulle sfide che la ricerca e le imprese dovranno affrontare nel prossimo futuro, ha parlato “di Prospettive di crescita e innovazione per l’acquacoltura delle Marche” Gian Marco Luna del CNR
Le stime lasciano prevedere che il ricorso al consumo dal mare sarà in costante aumento negli anni futuri e sarà imprescindibile il ricorso all’acquacoltura. La sfida sarà tenere conto delle criticità, quali l’utilizzo di farmaci, l’impatto ambientale, la sostenibilità. Altre controindicazioni sono state individuate nell’impatto visivo delle vasche e nella sottrazione di spazi alla pesca tradizionale.
In Italia sono stati fatti importanti studi pilota per ridurre l’impiego della plastica, sperimentando materiali alternativi, e per migliorare la pratiche per rendere questa attività il più circolare possibile, studiando ad esempio il reimpiego degli scarti, che possono diventare additivi per altre industrie.